In una lunga lettera Roberto Leonardi, coordinatore cittadino di Forza Italia, annuncia le sue dimissioni.
Ecco il testo:
“In questi giorni ho rassegnato le mie dimissioni da Coordinatore cittadino di Forza Italia Varese, ruolo che ricoprivo a seguito del congresso del 25 ottobre 2015. Dopo l’ultimo coordinamento cittadino da me convocato il 10 giugno ho riflettuto molto, non senza dispiacere, e mi sono confrontato con alcuni militanti, e anche ex militanti, di Varese e non solo, avvalorando sempre di più una scelta dolorosa che meditavo da qualche settimana. Riscontro, ormai da tempo, il venir meno a Varese, ma direi in tutta la provincia, di un clima politico sereno necessario per affrontare con responsabilità e con dedizione gli impegni elettorali, ormai imminenti, nella nostra provincia, clima fondamentale, altresì, per una quotidiana attività politica nell’esclusivo interesse dei cittadini.
Già nel corso dell’incontro che si è tenuto il 5 ottobre 2019, presso la sala Aler di Varese, avevo espresso con forza le mie molteplici perplessità, di certo quindi non sorte in questi ultimi giorni, anche sulla politica nazionale del nostro partito, la quale oggi a me pare ben lontana, per vari motivi, dai valori, dagli ideali, dai sentimenti e dai progetti che hanno ispirato la nostra azione politica fin dagli anni della sua nascita e il crollo verticale del consenso politico ne costituisce un riflesso. Tale difficoltà politica nazionale si riflette inevitabilmente su tutti i livelli politico-amministrativi, fino ad arrivare a quello locale, provinciale prima e comunale in seguito, nel quale la sensazione di smarrimento e di solitudine politica prevale da un po’ di tempo su qualunque altro sentimento.
In queste condizioni, il partito, a livello nazionale, è gestito e guidato in modo frammentario, si decide caso per caso sulla base di scelte contingenti e non di sistema e l’azione politica del partito procede grazie alla volontà, ai meriti e al sacrificio di singoli meritevoli, che fortunatamente esistono a tutti i livelli di governo, ma senza una visione d’insieme, senza un lavoro di squadra, senza un progetto concreto, una prospettiva futura di crescita e senza una linea programmatica e politica chiara, certa, unitaria, e soprattutto credibile, pensando per lo più, i singoli militanti, come conseguenza di quanto appena detto, dove e come collocarsi, ovvero ambendo a ridicole ‘medagliette’ politiche per competenze e meriti che spesso, tranne in rari casi, non ci sono.
Non è questa la Politica che ho in mente, non è questa una Politica di squadra e di condivisione nella quale coinvolgere tutti e senza escludere arbitrariamente qualcuno. La buona Politica in cui credo è quella nella quale l’interesse dei cittadini e della buona amministrazione deve prevalere sempre su un interesse personale ad una carriera politica spesso non meritata e spesso imposta da qualcuno. La Politica si fa come servizio per la collettività e non come carriera; la Politica disegna progetti per la collettività e non progetti personali, che semmai vengono di conseguenza.
Varese tra poco andrà al voto e per presentare un progetto credibile per la città deve avere persone competenti e motivate che oggi, nel nostro partito, tranne in pochi e circoscritti casi, a Varese non ci sono più. Per questo motivo ritengo più opportuno, nell’esclusivo interesse del partito, sempre grato per chi mi ha dato questa possibilità di crescita culturale, lasciare spazio a chi riuscirà a mettere nuovo entusiasmo e nuova linfa in un progetto provinciale e cittadino che attualmente non esiste ancora, anche se, a mio parere, vedrà morire lentamente tra le proprie braccia un partito che dovrebbe oggi avere il coraggio e la lealtà di affrontare un radicale cambiamento, a partire dai suoi vertici nazionali. Personalmente proprio nell’incontro presso la sala Aler di Varese del 5 ottobre 2019, e anche attraverso le pagine della Prealpina di quelle settimane, mi ero permesso di indicare, nell’esclusivo interesse del partito, alcuni punti per me essenziali da cui ripartire, ma non ho mai avuto un riscontro, a nessun livello, perché formalmente nelle riunioni di partito tutti parlano senza ascoltare, tutti parlano pensando di essere i depositari della verità, tutti parlano di idee, di contenuti, di progetti, di valori, di ideali, di dipartimenti, di laboratori di idee; poi, di fatto, non si fa mai nulla, o quasi, e si cercano con affanno solo i voti negli ultimi due mesi di campagna elettorale. Io non ho mai condiviso questo approccio, come ben sa chi mi è stato veramente vicino in modo leale in questi anni di coordinamento, cercando – e credo di esserci riuscito almeno tra il 2015 e il 2018, poi qualcosa è cambiato – di dare un contenuto all’azione politica di Forza Italia a Varese, con riunioni frequenti, uscite mediatiche, proposte politiche-amministrative, dibattiti pubblici e presenza sul territorio, anche nei mesi invernali, con i gazebo per vivere la città e per incontrare i cittadini, pur in assenza di scadenze elettorali imminenti, fin dal 2016, subito dopo la sconfitta elettorale a Varese del centrodestra, ma solo con l’obiettivo di costruire una solida base politica e per cementificare uno spirito di squadra tra tutti i militanti in una prospettiva futura. Secondo me procedere in modo diverso, dal punto di vista metodologico, vuol dire favorire la morte dei partiti e della buona Politica. Procedere in modo diverso, sempre a mio parere, favorisce la drammatica verità dello scollamento che si crea tra classe politica, cittadini e militanti che assistono a queste dinamiche consolidate della politica dell’ultima ora o del ‘mordi e fuggi’ increduli, impotenti e per lo più disgustati. In questo modo, la politica, e il potere che ne consegue, da strumento territoriale e di prossimità per la cura dell’interesse pubblico diventa potere fine a se stesso per la tutela di pochi, a Roma come a Varese, e quindi, non condividendo questa dinamica generale, in aggiunta ad altre locali, lascio spazio a chi sopporterà e accetterà di camminare da solo, ma solo per un fine personale che io non ho, in un partito che, secondo me, in questo momento ha perso la propria identità.”