L’energia ha prezzi 4 volte maggiori, il gas 5: in queste condizioni produrre non ha più senso. Le aziende pensano alla chiusura. Questo il quadro presentato questa mattina da presidente di Univa Roberto Grassi durante la conferenza stampa di inizio anno. “I dati sono allarmanti” ha detto Grassi. “Ci sono gli ordini, ma in queste condizioni non di può produrre, la politica deve intervenire e fare presto!”.
Un grido di allarme che Univa aveva già fatto a suo tempo, ma che è rimasto inascoltato. Ora però la situazione è vicina alla drammaticità soprattutto se sarà confermato che il prezzo dell’energia e del gas non scenderà più: si stima che rimarrà fermo al doppio del 2019.
“Paghiamo oggi a caro prezzo l’assenza di una politica industriale energetica e scelte scellerate degli anni e decenni passati. Occorre invertire subito la rotta con un mix di interventi congiunturali e strutturali. A partire dall’abbattimento delle componenti parafiscali e fiscali per le imprese, al pari di quanto sta avvenendo in Germania”. Il governo tedesco ha fatto il massimo concesso in termini di riduzione della fiscalità, l’Italia molto poco.
“Aumentare la produzione nazionale di gas (ne producevano 21 miliardi di metri cubi, siamo ora a 3) allocandola alle aziende a costi inferiori a quelli di mercato, come sta avvenendo in Francia. Far crescere la disponibilità di fonti di energia all’industria anche attraverso un incremento della capacità derivanti da fonti rinnovabili, i cui costi di produzione non stanno aumentando, e che dunque potrebbero essere garantiti a prezzi inferiori a quelli di mercato comandati dal gas”.
I rincari energetici mettono a rischio anche l’ottimismo delle imprese sulle opportunità aperte dal Pnrr: è infatti il 15% del totale del NextGenerationEU.
Ecco le linee di intervento di Univa decise per lo sviluppo di Varese:
– Impostare iniziative e progetti in grado di favorire la genitorialità.
– Creare percorsi di transizione ecologica fattibili, nei tempi e nelle modalità, e non ideologici.
– Continuare con più forza sui percorsi di transizione digitale facendo leva sulla rete del Digital Innovation Hub.
– Investire nell’istruzione tecnica, scientifica e professionale per contrastare la dispersione scolastica e puntando su progetti di inclusione delle ragazze.
– Portare al centro della politica locale la situazione dell’Area Nord del Varesotto, anche attraverso l’approdo agli strumenti degli aiuti di Stato approvati dalla Commissione Europea per favorire lo sviluppo di zone in declino. – Rilanciare Malpensa, anche attraverso l’approvazione del Masterplan.
Sul tema infrastrutture, l’aeroporto e il suo sviluppo sostenibile rimangono per il Presidente di Univa “la priorità delle priorità del nostro territorio”.
Senza dimenticare un fronte crescente di preoccupazione, l’area Nord del Varesotto: “Dobbiamo cominciare a lavorare oggi per riuscire nei prossimi anni a far entrare l’Area Nord della provincia di Varese nei parametri ‘Zone C non predefinite’ nelle prossime programmazioni. Ciò vuol dire garantire aiuti di Stato approvati dalla Commissione Europea per favorire lo sviluppo di zone in declino. Da tempo le Comunità Montane delle Valli del Luinese, della Valcuvia e della Valganna stanno vivendo un declino ed un progressivo depauperamento del tessuto produttivo in parte legato anche alla situazione di area di frontiera con la Svizzera. I parametri economici in quest’area iniziano a configurare una situazione meritevole di attenzione ai sensi degli orientamenti in materia di aiuti di Stato a finalità regionale”.
I DATI DEL 2021
Il 2021, secondo i dati dell’Indagine Congiunturale dell’Ufficio Studi Univa sul quarto trimestre dell’anno, si è chiuso con il 62,2% delle imprese che ha dichiarato livelli produttivi in crescita.
In miglioramento anche il mercato del lavoro con una riduzione del ricorso alle varie forme di cassa integrazione, che nel 2021 è stato del 37,6% inferiore rispetto al 2020.
Dati, però, da prendere con le pinze, ha precisato con forzo Roberto Grassi: “Il 2022 si apre con uno scenario diverso: i buoni dati del 2021 rischiano di essere il passato, se non interverremo prontamente. Oggi viviamo in un mondo che è completamente mutato. I rincari delle materie prime e soprattutto dell’energia stanno frenando il motore della ripresa che eravamo riusciti ad avviare. Nei numeri delle rilevazioni locali questo ancora non lo vediamo, ma i campanelli di allarme nazionali del Centro Studi Confindustria (mi riferisco al calo della produzione industriale del -1,3% a gennaio) si stanno sentendo a livello di sentiment e di segnalazioni anche nelle imprese della provincia di Varese”.