Da domani all’8 marzo, presso il Museo Parisi Valle di Maccagno con Pino e Veddasca si terrà la mostra dedicata al mito e a “I volti segreti della Gioconda”.
Un viaggio tra le opere che hanno preso ispirazione dalla storica icona femminile di Leonardo da Vinci, a 500 anni dalla sua scomparsa.
L’evento, organizzato dall’Associazione Ponte degli Artisti “la scaletta dell’arte”, fortemente voluto dal suo fondatore Savi Arbola Appiani, si svilupperà in due parti, con video installazioni ed esposizioni di oltre quaranta artisti.
La mostra sarà introdotta dallo storico dell’arte Prof. Silvano Vinceti, alle ore 16 presso il Punto d’Incontro – Auditorium di Maccagno.
Vinceti farà luce su alcuni aspetti controversi legati al furto del 1911, fino alle testimonianze degli abitanti della Val Veddasca secondo i quali il quadro più famoso del mondo si troverebbe ancora tra queste montagne. Dunque al Louvre è esposto un falso?
Alle ore 17 il Prof. Vittorio Fraschetti guiderà il percorso artistico verso il Museo Parisi Valle dove il Maestro Igor Borozan eseguirà con Helena Koruza una performance pittorica con le tecniche delle terre di Leonardo, accompagnato dalle musiche realizzate per l’evento dal soprano Silvia Pepe, che si esibirà in canti rinascimentali. Perché un Museo della Gioconda nel territorio della Val Veddasca? Quali verità si alternano e quante Gioconde esistono al mondo?
“La Gioconda è in fondo una riflessione intima pensata per essere contemplata da sguardi discreti, la sua immensa gloria postuma ha creato una iper-icona, una meta-icona, una icona che si auto-osserva, ma che, come tutti i miti, ci guarda e ci riguarda ed agisce come specchio del nostro immaginario. I miti agiscono in un eterno presente, interrogandoci da sempre sul senso del nostro essere, in questo caso del nostro guardare, del nostro cercare. Il furto della Gioconda diventa un grande evento mediatico, quasi una performance situazionista, lo spazio vuoto sulla parete del Louvre una grande indicazione sull’assenza, sulla condizione ontologica della scomparsa e della fuga come metafora dell’arte, la bellezza rapita, presa in ostaggio, nascosta e custodita in un luogo segreto, l’attesa messianica di un ritorno, ma anche dopo il ritrovamento, la parete nuda del Louvre privo del capolavoro è destinata a segnare l’immaginario collettivo e a prefigurare le poetiche e le pratiche dell’arte contemporanea”
Vittorio Raschetti