Il tumore della mammella mette in discussione l’immagine corporea e le relazioni sociali. Non è infrequente che coppie di lungo corso si separino dopo l’insorgere e la cura della malattia. Così come le terapie oncologiche provochino delle alterazioni della percezione di sé difficili da elaborare. Questi temi sono stati affrontati in un convegno recente a Gallarate promosso dalla Breast Unit dell’ASST Valle Olona.
La mattinata ha raccolto il plauso di Fondazione ONDA, partner della giornata insieme ad Associazione C.A.O.S. (Centro ascolto operate al seno).
“Nel corso delle varie relazioni del convegno è apparso chiaramente come la paziente sia “al centro” di ogni vostro agire – ha affermato la Dottoressa Maria Antonietta Nosenzo, componente del Consiglio di Amministrazione di Fondazione ONDA. Per voi soprattutto “il non detto”, che è causa spesso per le donne di grande sofferenza, è motivo di maggior ascolto e comprensione, diventando così parte integrante del percorso di cura. Nel complimentarmi per il vostro agire, aggiungo che le Breast Unit all’interno dei Bollini rosa debbano essere sempre più valorizzate e comunicate all’utenza”.
“Le ferite alle mammelle delle pazienti, in associazione alle terapie oncologiche, provocano ripercussioni psicosociali più o meno importanti – sottolineano i responsabili scientifici del convegno, la Dottoressa Silvana Monetti e il Professor Angelo Benevento -. Rielaborando il concetto di immagine corporea e razionalizzando il percorso di malattia e gli stati d’animo connessi con l’aiuto di uno psicoterapeuta, le pazienti imparano a riappropriarsi pienamente della loro vita”.
La mattinata si è conclusa con il contributo di Adele Patrini, paziente e delegata FAVO Lombardia (Federazione delle Associazioni di Volontariato in Oncologia).
“Sono rimasta molto colpita e grata per il tema innovativo del convegno – commenta il Presidente di C.A.O.S. -. Un’innovazione non solo scientifica ma etica e culturale che, trattata in una logica multidisciplinare, come ampiamente apparso, rappresenta il valore aggiunto di una “presa in cura” che caratterizza il PDTA (percorso diagnostico terapeutico assistenziale e riabilitativo) senologico quale punto di forza di questa battaglia di civiltà che è la lotta al cancro. L’immagine corporea di una donna operata al seno influisce sulle sue relazioni sociali ma soprattutto influisce profondamente sulla “relazione” che la donna ha con sé. Questo aspetto incide sulla qualità della vita della paziente stessa perché mina la sua autostima, creando insicurezze e impedendole di fare progetti e di guardare al futuro con fiduciosa lungimiranza. Tutto ciò la destabilizza, andando anche a incidere sulla risposta terapeutica. Questo argomento viene spesso portato all’attenzione della nostra associazione dalle signore e dalle famiglie, che accedono al Centro di ascolto che abbiamo istituito come parte integrante dell’approccio psicosociale nella Breast Unit. La risposta/supporto è legata alla relazione di aiuto e alla condivisione di un’esperienza già vissuta dalla volontaria, unitamente all’organizzazione di percorsi di umanizzazione che, sempre collegialmente con tutto il team, portano un contributo di valore a questa problematica. Yoga, psicomotricità, nordic walking, trucco e parrucco, arteterapia vengono proposti da anni nella Breast Unit della Valle Olona, grazie alla particolare sensibilità e attenzione delle psiconcologhe, promotrici dei percorsi stessi in collaborazione con le associazioni di volontariato. L’obiettivo è una cura che rappresenta la perfetta integrazione di: ricerca, scambio di saperi, considerazione della persona, formazione e solidarietà”.