Mentre i casi scendono, e anche i ricoveri, cosi come l’indice di trasmissibilità, la vita di famiglie, studenti e lavoratori è decisamente impossibile, tra tamponi, quarantene, vigilanze attive con testing e senza testing, isolamenti.
Un ginepraio di norme che nemmeno gli addetti ai lavori riescono a capire e ad applicare.
I numeri portano verso la fiducia con il tasso di positività del 24,4% contro il 31,5% di una settimana fa.
Il contagio è costante nella fascia di età sopra i 75 anni, cresce in quella dei minori, ma non crescono le ospedalizzazioni.
Rimane il nodo scuole, più per i protocolli che per i contagi: i positivi sono 157 nella fascia prescolare, 230 nelle primarie, 121 alle medie e 198 alle superiori.
Ma il numero delle quarantene è elevato e la situazione logistica molto complessa.
La conferma arriva anche dall’ATS Insubria e dal suo direttore sanitario Giuseppe Catanoso che durante la conferenza stampa di questa mattina ha confermato le difficoltà soprattutto nell’ambito scolastico.
Le scuole coinvolte dal virus sono tante, ma il problema è legato a chi a scuola non ci può andare per una serie di contatti, quarantene e sorveglianze, che sembra impossibile far finire.
Una notizia che chiarisce un dilemma è stata data comunque stamattina: ATS NON deve disporre la fine della quarantena, dunque non arriverà un documento, ma terminerà nei tempi previsti dalla legge in base allo stato di vaccinazione del soggetto.
E poi c’è il problema del green pass che non si sospende in caso di positività: un problema che non sarà risolto a breve, per buona pace di chi ha inserito questo strumento perchè “garantisce di trovarsi tra persone che non sono contagiose”.
Per quanto riguarda i vaccini, qualche prima dose è stata somministrata agli over 50 che dal primo febbraio avranno l’obbligo, mentre non decolla la terza dose, e nemmeno quella sui più piccoli.