Nella relazione tra Capitale Umano e Capitale Naturale c’è la chiave per innescare il processo del cambiamento che deve portare ad uno sviluppo sostenibile.
Una relazione che ha un respiro globale ma che batte sui territori locali, con tante testimonianze ed
esperienze che stanno già dimostrando la bontà di tale percorso.
Al termine del convegno conclusivo del secondo Forum Regionale dello Sviluppo Sostenibile, i
contributi che si succedono nella cornice dell’Auditorium Testori a Palazzo Regione Lombardia
dicono che è possibile realizzare quella “Humana Dimora” indicata da Fondazione Lombardia per
l’Ambiente e Fondazione per la Sussidiarietà come titolo programmatico di questo momento.
Il convegno, ricorda Fabrizio Piccarolo, Direttore della Fondazione, è il nuovo passo di un percorso
che dal 2015 segue una riflessione sull’approccio all’ecologia integrale lanciato da Papa Francesco
con la Laudato Si’, «per affrontare la domanda di senso che ci viene posta in modo improrogabile
dai nostri figli e dai nostri concittadini. Un percorso di conoscenza che ci chiede di guardare con
uno sguardo sempre più aperto a cosa è la Natura – ragione per cui ci facciamo accompagnare
anche da suggestioni di poesie (lette dall’attore Matteo Bonanni) e da musiche (suonate da
Giacomo Biagi, violoncellista)».
Aprendo i lavori Enrico Giovannini, Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, sottolinea
che è «è il momento dì programmare il futuro e non il futuro lontano ma quello dei prossimi cinque
anni e poi successivamente. Questo è un impegno anche delle Regioni, io sto incontrando tutti i
presidenti di Regione perché anche loro devono programmare i loro fondi».
Fondi, ricorda il Ministro, che vedono il 76% della nostra parte di PNRR, più del doppio rispetto al
37% medio del piano, che va per azioni classificabili nella lotta al cambiamento climatico».
Nella sua Lectio Magistralis su “L’equilibrio tra capitale economico e capitale naturale”,
l’economista indiano Partha Dasgupta, dall’Università di Cambridge rimette al centro lo squilibrio
clamoroso che si registra nella “bilancia” tra crescita complessiva della ricchezza mondiale, e della
popolazione mondiale, avvenuta in particolare dagli anni ’50 del secolo scorso, e uso del capitale
naturale, nel quale siamo così immersi da non renderci conto del contributo essenziale che ci dà in
tanti ambiti diversi, dalle possibilità offerte in termini di mobilità al ciclo continuo delle risorse
naturali che l’Umanità utilizza.
«Collettivamente,– afferma Dasgupta – non siamo riusciti a farci carico della sostenibilità della
Natura, nella misura in cui le nostre pretese eccedono di gran lunga le sue capacità di rifornirci dei
beni e dei servizi di cui abbiamo tutti bisogno. Le stime sul nostro impatto totale sulla Natura
mostrano che per mantenere i nostri attuali standard di vita dovremmo disporre delle risorse d’un
pianeta 1,6 volte più grande della Terra».
Per affrontare quella che indica come “Diseguaglianza d’impatto” (Impact Inequality), Dasgupta
richiama la necessità che le Istituzioni cambino assetto, a partire dal sistema educativo, formando
specialmente i più giovani, ad amare la Natura, ad averne rispetto, a relazionarsi con una realtà
silenziosa, e spesso invisibile.
Anche Stefano Boeri, Architetto e Presidente de La Triennale di Milano, invita a riflettere sulla
“distanza” sostanziale che viviamo tra la nostra vita quotidiana e quello che è la Natura, con azioni
e interventi che non siano semplicemente ornamentali o appiccicati, considerato come la
Pandemia ci abbia mostrato nell’esistenza concreta di essere parti di una unità più grande.
«Il patrimonio della biodiversità ci dà un capitale che vive in modo particolare in alcune aree del
mondo, e l’Italia ha un ruolo specifico assolutamente rilevante in questa geografia» – evidenzia
Boeri, sottolineando come vada affrontato proprio il grande “tema economico” del capitale naturale
come asset fondamentale, e che portino le amministrazioni a considerare la Natura vivente quale
risorsa. «Gli architetti sono già impegnati in questo senso, in tante parti e città del mondo e
d’Europa, a Milano come a Eindhoven, dove abbiamo appena inaugurato un “bosco verticale” con
formule di Social Housing dedicate specialmente ai giovani. Perché la transizione ecologica non
può, non deve essere presentata solo con un linguaggio di minaccia, di rischio e difesa, ma
dobbiamo lavorare con impegno e fatti reali che mostrano come si può intervenire concretamente
per avere condizioni di energia pulita, di qualità della vita migliore, più sostenibile, più rispettosa».
«Quello che possiamo fare – dice Monsignor Filippo Santoro, Arcivescovo Metropolita di Taranto –
è un cambiamento di mentalità: abbiamo chiari i punti di riferimento, cominciando dallo sguardo
contemplativo sulla realtà a cui invita Francesco nella Laudato Si’, contrario dello sguardo
predatorio, estrattivista, che sfrutta la realtà e la Natura. Questo risponde all’approccio della
ecologia integrale, come interconnessione tra tutti gli aspetti, quelli naturali e quelli sociali e umani,
secondo una traiettoria di “bene comune”: ambiente, lavoro, futuro, tutto è connesso. Lavoriamo
per un bene comune globale, secondo un passaggio dall’io al noi, esattamente come Francesco
invita a fare con l’altra enciclica, Fratelli tutti».
Un cambio di mentalità che passa anche da un approccio multidisciplinare, trasversale, quale
quello che Bicocca prova ad attuare – spiega Giovanna Iannantuoni, Rettrice dell’Università degli
Studi Milano Bicocca – «così da rendere la sostenibilità un ambito di studio che permetta di
considerare il futuro secondo altri paradigmi, che tengano la Natura come fulcro, facendo vivere
già mentre studiano ai nostri giovani cosa significa in concreto adottare misure nella direzione della
transizione energetica effettiva».
E Francesco Buzzella, Presidente di Confindustria Lombardia, chiede di rendere sostenibile anche
la stessa transizione ecologica, che rende necessario intervenire a livello di governance mondiale,
perché l’Europa rischia altrimenti di pagare le conseguenze di scelte fatte altrove.
Una convergenza di valutazioni, scelte e politiche è l’orizzonte invocato da Antonio Ballarin Denti,
Presidente del Comitato Scientifico di Fondazione Lombardia per l’Ambiente: «di fronte alla
complessità del sistema climatico, dei processi e delle relazioni tra uomo e natura, nel clima
d’incertezza che viviamo, è fondamentale che conosce e studia i dati, chi può valutare cosa sia
meglio fare, e chi deve prendere le decisioni politiche stiano assieme, procedano in piena sinergia,
altrimenti la sfida della sostenibilità non potrà essere affrontata».
«Nel capitale umano – osserva Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà –
dobbiamo dare sempre più spazio a quelle qualità di passione, intuizione, intelligenza (le “character
skill”) che sono fattore essenziale di sviluppo, proprio per la necessità di relazione, di unità tra i
protagonisti di questa partita». Ricordandoci che «sostenere la transizione significa considerare il
fattore occupazionale, il lavoro di migliaia di persone, rispetto alle scelte sul fronte energetico,
piuttosto che di contrasto ai cambiamenti climatici. Lo sviluppo sostenibile deve tenere conto di
tutti i fattori, investendo in una visione in grado di innovare con forme alternative, come la
Lombardia sta attuando e dimostrando possibile, con aziende agricole piuttosto che
manifatturiere».
A tirare una traiettoria per il futuro arriva così Raffaele Cattaneo, Assessore Ambiente e Clima di
Regione Lombardia: «lo sviluppo sostenibile è la strada che la Lombardia dovrà percorre nei
prossimi anni con un ruolo di leadership, come è stata leader dello sviluppo tradizionale. Questo
forum ha rappresentato l’occasione per aumentare la consapevolezza su questi temi e per toccare
con mano esperienze concrete di sostenibilità, per dare spazio a riflessioni delle istituzioni europee,
nazionali e locali. E per fare un approfondimento culturale, che ha consentito di dare contenuto al
pensiero e alla visione che deve sostenere il percorso verso la sostenibilità. La strada scelta da
Regione Lombardia è quella di coniugare la sfida ambientale con lo sviluppo, costruendo forme di
transizione ecologica equa, sussidiaria, rispettosa dell’ambiente, ma anche delle persone che lo
abitano e che in esso lavorano. Il tema dello sviluppo sostenibile sarà centrale nei prossimi anni e la
Lombardia continuerà con questo appuntamento annuale a riflettere su come mettere in pratica gli
obiettivi di sviluppo sostenibile. Vogliamo essere i campioni di un ambientalismo liberale e non
ideologico che si basa sull’ambiente come nuovo nome dello sviluppo e su un percorso realistico
ed equilibrato che consente di mettere a terra la sostenibilità».