Ristori subito per le attività ingiustamente penalizzate dall’errata collocazione della Lombardia in zona rossa. A pochi giorni dalla lettera aperta inviata dal presidente di Confartigianato Varese, Davide Galli, per chiedere di prendere atto della reale situazione epidemiologica del nostro territorio, ecco che si chiariscono, anche se solo in parte, le ragioni di una scelta giudicata incomprensibile dalle imprese: un errore, alla cui origine è in corso un rimpallo di responsabilità tra Regione e Governo che speriamo si risolva rapidamente e con l’individuazione dell’origine di una simile ingiustizia.
Confartigianato Varese interviene, dunque, ancora su una vicenda che assume i connotati del pasticciaccio brutto anche, e soprattutto, per il grave danno arrecato alle tante attività costrette ad abbassare le saracinesche senza che ve ne fosse alcuna giustificazione confortata dai dati e dalla necessità di tutelare la salute.
Chi è stato colpito venga risarcito: il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana ha già annunciato che farà richiesta di ristorni, e per lunedì sono convocati gli Stati Generali del patto per lo sviluppo, e il nostro auspicio è che lo si faccia rapidamente e che nessuno obietti nel merito, a parziale risarcimento di perdite che, comunque, difficilmente potranno essere ricompensate in toto.
Quanto accaduto mette in luce, tuttavia, l’importanza di esigere oggi più di ieri chiarezza dei dati e l’individuazione, per ciascuno, di responsabilità alle quali adempiere nel rispetto delle leggi, del diritto al lavoro e del diritto alla salute.
Confartigianato Varese ribadisce ancora una volta che la situazione delle imprese è critica e che nessuno può più permettersi passi falsi come quello compiuto nell’ultima, surreale, settimana. Non potremo più chiedere a lungo agli imprenditori di essere presidio contro la diffusione del virus se non verrà consentito loro di lavorare nel massimo rispetto delle norme e dei protocolli di sicurezza. L’incertezza, la difficoltà di dialogo tra istituzioni, la difficoltà nel fondare le decisioni su dati seri e trasparenti non fanno che riaprire di continuo la ferita già aperta del nostro sistema economico e rendono impossibile qualsiasi forma di auspicabile pianificazione.
L’augurio, a questo punto, è che la gestione del piano vaccinale segua una strada differente, venga gestita con criteri rigori e rispetti il valore del lavoro come fondamenta della ripresa che tutti auspichiamo posso arrivare al termine di questa lunghissima fase pandemica.
Ristori, serietà e vaccini al sistema economico sono le solo armi a disposizione della nostra regione per ritrovare il benessere e la solidità che l’hanno resa prima regione d’Italia.