Anche in Lombardia in questi giorni gli infermieri sono in agitazione, con flash mob davanti agli ospedali e alle prefetture, unendosi alla battaglia lanciata in tutta Italia dal sindacato Nursing Up.
«Chi credeva che con l’arrivo della tanto attesa indennità specifica, da parte del Ministero della Salute, la strenua battaglia degli infermieri italiani si sarebbe fermata si sbagliava davvero di grosso – ha dichiarato il presidente nazionale dell’organizzazione, Antonio De Palma -. Siamo pronti a scendere di nuovo nelle piazze e lo faremo da lunedì 30 novembre, nel massimo rispetto delle normative anti-Covid, in tutte le Regioni chiave che stanno vivendo il dramma di questa emergenza, quelle dove i colleghi lottano ogni giorno contro la morte». Si annunciano così “altre due settimane ‘roventi’, fino alla metà di dicembre”, durante le quali si realizzeranno una serie di iniziative a sostegno della lotta che gli infermieri italiani intendono proseguire fino al raggiungimento dei loro obiettivi.
«La situazione del personale negli ospedali sta veramente scoppiando – denuncia Angelo Macchia, responsabile di Nursing Up Lombardia – chiediamo che vengano con urgenza adeguati gli organici. In Italia mancano 100.000 infermieri. Molti vanno in pensione, tanti si ammalano di Covid e entrano in quarantena… e contiamo anche i nostri morti. Stimiamo che in Lombardia bisognerebbe assumerne almeno 5.000 infermieri».
E il territorio? Da più parti si invoca un rafforzamento dell’assistenza sul territorio, anche per alleggerire la pressione sugli ospedali. «Il medico di base e l’infermiere di famiglia devono lavorare in sinergia con il sistema sanitario, ma il piano nazionale di 9.500 infermieri di famiglia da assumere nasce già insufficiente: basta fare una semplice divisione e si scopre che un infermiere ogni 6300 abitanti è troppo solo. In ogni caso questo piano va attuato quanto prima, non va lasciato sulla carta».
La lettera ai prefetti
Ai prefetti verrà consegnata una lettera nella quale si chiede di rappresentare nei confronti del ministero della Salute e dell’intero Governo il malcontento della categoria. Un malcontento motivato dalla sostanziale mancanza di adeguate risposte alle reiterate richieste dei professionisti dell’area infermieristica e degli altri operatori sanitari dipendenti dalle Aziende Sanitarie.
Il 15 ottobre a migliaia hanno manifestato a Roma e il successivo 2 di novembre la categoria ha scioperato compatta per 24 ore; ma nonostante le agitazioni, da parte del Ministro della Salute è arrivato solo un timido segnale attraverso il riconoscimento di una indennità professionale che, tuttavia, non essendo sostenuta da adeguati finanziamenti, come si dichiara nella lettera, lascia gli infermieri “profondamente amareggiati e delusi”.
L’intento dei lavoratori, si precisa “è di evitare l’acuirsi della lotta sindacale in un periodo delicato come quello attuale, che ci vede impegnati 24 ore su 24 nelle attività di contrasto al Covid-19”. La richiesta che viene rivolta ai prefetti è pertanto quella di “intervenire sensibilizzando il Presidente del Consiglio dei Ministri ed il Ministro della Salute, affinché gli stessi adottino finalmente i provvedimenti risolutivi di propria competenza, che sono necessari e opportuni per dare risposte favorevoli ai nostri desiderata”.
In mancanza di risposte, di concerto con i colleghi che operano nelle altre regioni, gli infermieri lombardi si preparano a proclamare altre 48 ore di sciopero nazionale.
Questo il calendario dei flash mob, con la consegna delle lettere ai prefetti:
Giovedì 3/12 al Prefetto di Como, con presidio dalla 10 alle 12 davanti alla Prefettura (via A. Volta 50).
Venerdì 4/12 al prefetto di Milano, con presidio dalla 10 alle 12 davanti alla Prefettura (corso Monforte 31).
Lunedì 7/12 al prefetto di Varese, con presidio dalla 10,30 alle 12,30 davanti alla Prefettura (piazzale Libertà 1).
LE RICHIESTE AL GOVERNO
DI INFERMIERI E PERSONALE SANITARIO
1) Un alveo contrattuale autonomo, con risorse economiche dedicate e avulse dal resto del comparto, che riconosca peculiarità, competenza e indispensabilità ormai evidenti della categoria infermieristica, che rappresenta oltre il 41% delle forze del Servizio sanitario nazionale e oltre il 61% degli organici delle professioni sanitarie. Analogamente accada per le professioni sanitarie ostetrica e tecniche.
2) Risorse economiche dedicate e sufficienti per il riconoscimento di una indennità professionale infermieristica mensile che, al pari di quella già riconosciuta per altre professioni sanitarie della dirigenza, sia parte del trattamento economico fondamentale, e che riconosca e valorizzi sul piano economico le profonde differenze rispetto alle altre professioni, rese ancor più evidenti dalla pandemia di Covid-19.
3) Risorse economiche per il contratto della sanità finalizzate e sufficienti a conferire un’indennità specifica e dignitosa per tutti i professionisti che si occupano ai vari livelli di funzione di assistere pazienti con un rischio infettivo.
4) Individuazione di uno specifico contratto/convenzione nazionale di lavoro per l’infermiere di famiglia e immediato adeguamento delle dotazioni organiche del personale operante nella generalità dei presidi ospedalieri e sul territorio, calibrato tenendo conto dei reali bisogni dell’assistenza, con coevo aggiornamento della programmazione degli accessi universitari, posto che, allo stato, mancano più di 53mila infermieri. Nuove norme in grado di agevolare, concretamente, la mobilità del personale tra gli enti del Servizio sanitario nazionale, anche eliminando il “previo placet” al trasferimento dell’ente di appartenenza in caso di disponibilità di posto vacante nell’ente di destinazione.
5) Superamento, per gli infermieri pubblici e per gli altri professionisti non medici, del vincolo di esclusività, riconoscendo loro il diritto, già esistente per il personale medico, di svolgere attività intramoenia, anche per far fronte alla gravissima carenza di personale in cui versano le strutture sociosanitarie, le Rsa, le case di riposo, di cura e le strutture residenziali riabilitative.
6) Direttive e risorse economiche finalizzate a sostenere l’aggiornamento professionale dei professionisti sanitari oggetto della presente e riduzione del debito orario settimanale degli stessi (orario di servizio) pari ad almeno quattro ore settimanali, da utilizzare per le attività di aggiornamento, come già avviene per i medici.
7) Direttive e nuove risorse economiche finalizzate all’immediato e stabile riconoscimento dei professionisti specialisti e degli esperti, in applicazione della Legge 43/06, e per la valorizzazione economico giuridica della funzione di coordinamento, valorizzazione delle competenze cliniche e gestionali degli interessati.
8) Riconoscimento della malattia professionale e correlato meccanismo di indennizzo in caso di infezione, con o senza esiti temporanei o permanenti.