Nella sua arringa difensiva l’avvocato Sergio Martelli ha sottolineato come non possa essere considerato un elemento neutro il DNA trovato sulle formazioni pilifere isolate sul pube di Lidia Macchi, e che non è quello di Stefano Binda. “I maggiori esperti del settore lo attribuiscono a colui con cui Lidia ha avuto un rapporto sessuale prima della sua morte”, dice il legale, e questo elemento non può non essere tenuto in considerazione. “La lettera non prova assolutamente nulla”, ha concluso Martelli.